di Roberto Mazzoli.
Si è svolta venerdì 26 ottobre nel teatro di Mombaroccio la cerimonia di consegna della Civica Benemerenza assegnata dal Comune con delibera del 16 aprile 2018, per elevati meriti alla memoria di Erich Eder, l'ufficiale tedesco della Wehrmacht che nel 1944 scelse di non deportare verso i lager un'intera famiglia ebrea composta da sette persone. Si trattava della famiglia di Alfredo Sarano, segretario della Comunità Ebraica di Milano che, prima di fuggire sulle colline pesaresi, riuscì a nascondere dai rastrellamenti nazisti le liste dei circa 14mila ebrei milanesi che lui stesso era stato costretto a censire nel 1938.
A ritirare il riconoscimento sono giunti dalla Germania Günther Eder, figlio del comandante Erich e il genero Peter Küspert, presidente della Corte Costituzionale della Baviera. A fare gli onori di casa il Sindaco di Mombaroccio Angelo Vichi e l’assessore alla cultura Mauro Ferri.
Presenti le massime autorità locali tra cui il Prefetto di Pesaro e Urbino Carla Cincarilli, l'Arcivescovo di Pesaro monsignor Piero Coccia, il dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale Marcella Tinazzi e le autorità militari della provincia.
Le numerose persone presenti alla cerimonia hanno potuto ascoltare il racconto degli avvenimenti da alcuni storici d'eccezione: gli studenti della 3A della scuola media Barocci di Mombaroccio e della 4B del Liceo linguistico Mamiani di Pesaro. Una scelta particolare che cade proprio nell'80° anniversario della promulgazione delle Leggi Razziali.
"Infatti sono proprio i ragazzi - ha detto il Sindaco Vichi - che hanno il compito di mantenere viva la memoria dei fatti accaduti durante gli anni bui delle persecuzioni e di ricordare la devastazione della guerra ma anche quei giusti come il comandante Eder che hanno saputo seguire la propria coscienza rischiando la vita per salvare quella di altre persone”.
Monsignor Piero Coccia ha evidenziato la necessità di recuperare oggi il senso di umanità sottolineando anche il ruolo della Chiesa persese e in particolare la figura di Padre Sante Raffaelli, priore del Convento del Beato Sante che, insieme ad Erich Eder e ad alcune famiglie di contadini del posto (Ciaffoni e Perazzini), hanno contribuito a proteggere la famiglia Sarano.
Il Prefetto Carla Cincarilli ha quindi attualizzato il messaggio della storia di Mombaroccio mentre la Dirigente Marcella Tinazzi ha elogiato il lavoro svolto dai ragazzi che, dopo aver illustrato le vicende storiche, hanno dialogato tra di loro ponendo alcune domande al vice presidente della Comunità Ebraica di Ancona, Remo Morpurgo. “Qual era la situazione degli ebrei marchigiani? – hanno chiesto gli studenti - Esistono storie simili a quella di Mombaroccio nel resto delle Marche?”. Un dibattito vivace e spontaneo al quale sono seguite le testimonianze di Raffaella Raffaelli, sopravvissuta al bombardamento del Beato Sante, e di Loredana Orbach, figlia di Abramo e nipote di Isacco, ebrei partigiani che operarono proprio nel territorio di Mombaroccio e che poi strinsero amicizia con la famiglia Sarano.
Il giornalista Roberto Mazzoli ha ricordato come è riuscito a ritrovare i discendenti di Eirch Eder e la famiglia Sarano, la cui vicenda storica ed umana è oggi racchiusa nel libro “Siamo vivi siamo qui – Il diario di Alfredo Sarano” che Mazzoli ha curato per le edizioni San Paolo con prefazione di Liliana Segre.
Prima della consegna della benemerenza è stata letta una lettera delle sorelle Matilde, Vittoria e Miriam Sarano, che oggi vivono in Israele ma che all’epoca dei fatti erano appena bambine. “Se allora siamo sopravvissute e se la nostra famiglia conta oggi ben cinque generazioni lo dobbiamo al gesto di Erich Eder, di Padre Sante Raffaelli, delle famiglie Ciaffoni e Perazzini e di tutta la città di Mombaroccio”.
Quindi la consegna della benemerenza civica alla famiglia Eder che ha contraccambiato donando al Sindaco Angelo Vichi una significativa ceramica del leone della Baviera, simbolo di tolleranza. “Mio padre – ha detto Günther Eder rispondendo alle numerose domande – non ci ha mai raccontato nulla del suo gesto anche se tutti gli anni per Natale lo vedevamo passare ore nella sua stanza nel tentativo di prendere linea telefonica per contattare i frati del Beato Sante”.
In conclusione è stata annunciata la nascita del “Premio Mombaroccio – Sarano: Luci nel buio della Shoah”. Il titolo e il contenuto del concorso è stato ispirato dalle parole di Liliana Segre che ha definito la vicenda di Mombaroccio come uno spiraglio nelle tenebre dell’abisso dello sterminio del popolo ebraico.
Il Premio è rivolto in special modo alle scuole di ogni ordine e grado di tutt’Italia con l’intento di mantenere vivo ogni anno il ricordo degli avvenimenti di Mombaroccio. Gli studenti saranno chiamati a lavorare su storie di solidarietà, attraverso brevi scritti o produzioni multimediali, con particolare riferimento a quelle persone che, a rischio della propria vita, hanno scelto di salvare altre persone, illuminando così quel buio della notte per l’umanità che è stata la Shoah. Una delle particolarità del Premio è la presenza tra i giurati della famiglia Sarano ed Eder ma anche di alcuni studenti della scuola “Barocci” insieme ai loro insegnanti.
Il bando del premio, promosso dal Comune di Mombaroccio e dalla Scuola “Barocci”, verrà reso noto nelle prossime settimane e vedrà il coinvolgimento delle maggiori istituzioni del territorio tra cui il Miur (Ministero dell’Istruzione) e di altre importanti realtà della Germania e di Israele. L’incipit del concorso è ripreso delle parole con cui si apre il diario di Alfredo Sarano e che racchiude il senso della memoria della Shoah: “Il racconto di un avvenimento è più importante dell’avvenimento stesso".